Luciano Fontana, dal 2015 direttore del Corriere della Sera – dove fece il suo ingresso 21 anni fa e dove è stato prima capo dell’Ufficio centrale, poi vice-direttore e quindi con-direttore dello storico quotidiano milanese – il prossimo 24 gennaio sarà a Como. Proprio nel giorno in cui cade la ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Fontana è ospite del secondo appuntamento di “Pensieri al Centro”, dedicati, in questa annata 2017-2018, al tema “Una nuova democrazia è possibile?”. A Fontana il compito di approfondire un argomento complesso e attuale: “Potere dei media e debolezza della democrazia”. La serata, aperta a tutti, si svolgerà, a partire dalle ore 21.00, presso il Centro Cardinal Ferrari, di viale Cesare Battisti 8 a Como. È possibile seguire l’incontro via web, in collegamento streaming: è necessario chiedere le credenziali di accesso scrivendo a comunicazione@diocesidicomo.it o cardinalferrari@diocesidicomo.it.
In vista dell’incontro con Luciano Fontana, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Un’intervista ampia e articolata che potete leggere integralmente sul Settimanale numero 3 in distribuzione da ieri.
Direttore, una domanda a partire dal titolo del suo intervento. Quali sono i media che oggi detengono un “potere” e quanto è “debole” la democrazia? «In questi anni, con l’esplosione di internet e del digitale, abbiamo assistito all’affermazione di nuovi media, che hanno un ruolo rilevante nella formazione dell’opinione pubblica e nella costruzione del processo democratico. Non è una novità. Anche in passato, prima i giornali, poi la televisione – che negli Anni Novanta del secolo scorso, modificò molto il modo di fare politica – hanno svolto queste funzioni. La rete, però, oggi sta cambiando i principi stessi sia della rappresentanza – pensiamo ai partiti e ai movimenti che nel web hanno il loro punto costitutivo – sia della formazione della classe dirigente, con un processo che, personalmente, considero problematico, perché siamo all’esaltazione dell’immediatezza, a volte dell’incompetenza, sicuramente di un pensiero che non ha uno sguardo di medio-lungo periodo o di progettazione del futuro. Da questo punto di vista, la convinzione che il mondo di internet e della rete potessero essere il luogo della valorizzazione della democrazia in generale e della democrazia diretta in particolare, dove il “popolo” non ha più bisogno di corpi intermedi per gestire la cosa pubblica ma può farlo in prima persona, è un’illusione, confermata sia dalla partecipazione spesso molto limitata alle attività sul web, ma soprattutto perché nell’equiparazione fra soggetti, secondo il principio per il quale “uno vale uno”, c’è chi è sempre “più uguale” e decide al posto di tutti quanti gli altri. Questo mi sembra molto pericoloso per il processo democratico».