“La fama di santità che si sviluppa e cresce nei confronti di suor Laura è la prova più convincente che essa debba essere additata dalla Chiesa in un prossimo futuro, speriamo non lontano, come modello esemplare per tutto il popolo di Dio. La morte così drammatica di suor Laura non è stata che il coronamento finale di una vita intera, offerta al Signore, totalmente donata a servizio dei fratelli, nei quali il Signore ha voluto identificarsi”.
Sono queste le parole pronunciate nella serata di ieri, lunedì 11 marzo, dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, durante la Santa Messa celebrata a Chiavenna, nella Collegiata di S. Lorenzo, in occasione dell’avvenuta traslazione dei resti mortali di suor Maria Laura Mainetti.
“È un giorno di festa e di gratitudine. Suor Maria Laura, Serva di Dio, è ora qui in quella che fu la sua chiesa”, è stato il saluto dell’arciprete mons. Andrea Caelli davanti ad una chiesa gremita di fedeli.
“Ciò che stiamo vivendo – ha proseguito mons. Caelli – non è un anticipo di beatificazione ma un atto dovuto vista la fase avanzata del normale cammino che la chiesa diocesana ha avviato. Questo permette a tutti di venire numerosi sulla sua tomba, pregare e invocare lo Spirito Santo così che la Chiesa “ce la ridoni santa fra i santi, compagna di cammino, efficace educatrice nell’amore” (preghiera di monsignor Alessandro Maggiolini). L’eucarestia che ora celebriamo sia segno dell’unione fra cielo e terra, fra umanità in cammino e Paradiso che trabocca di vita e di gioia”.
La traslazione della salma è avvenuta al termine della fase diocesana del processo con la consegna della “Positio” alla Congregazione per le Cause dei Santi. Si è optato per l’altare laterale dedicato a San Giovanni Nepomuceno. La traslazione, in forma privata, è avvenuta martedì 26 febbraio alle ore 9.00, alla presenza delle autorità ecclesiali competenti seguendo le disposizioni della Congregazione per la Causa dei Santi. Tutto è avvenuto in un clima di preghiera e di commossa partecipazione.
Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Oscar. Per tutti gli approfondimenti vi rimandiamo al prossimo numero del Settimanale.
Cari fratelli e sorelle, sono stati proclamati due testi della Parola di Dio secondo il calendario liturgico di oggi, lunedì della prima settimana di Quaresima.
È sorprendente come queste letture, che non abbiamo scelto per l’occasione, ma che ci sono state donate, corrispondano perfettamente al motivo per cui noi siamo radunati qui in questa collegiata di Chiavenna.
Il Signore ci accompagna e ci nutre sempre con la sua Parola dentro la situazione storica in cui viviamo, ci permette di interpretare alla sua luce gli avvenimenti, lieti e tristi, che compongono un disegno che ai nostri occhi si presenta spesso disarmonico, ma che il Signore indirizza e riconduce sempre al bene, promuovendolo al massimo grado.
La memoria di suor Laura, umile e dolce figlia della Croce, non è venuta meno, in questi anni.
Il suo ricordo è sempre vivo, non solo nella sua Congregazione religiosa, né esclusivamente in questa Comunità parrocchiale, ma si estende in tutta la Valchiavenna, si propaga in tutta la nostra Diocesi di Como, si espande verso tutta l’intera Chiesa. Lo testimoniate voi, presenti, convenuti numerosi questa sera da ogni parte.
E perché suor Laura fosse ancor più vicina a noi, e potessimo invocarla davanti ai suoi resti mortali, abbiamo chiesto e ottenuto che Ella riposasse qui, in quella che fu e rimane la sua parrocchia, nella quale ha seguito Gesù con tanto ardore e in nobile semplicità, amando e servendo i suoi fratelli più deboli fino alla fine.
Così suor Laura, questa sera, facendo eco alla Parola di Dio riportata nel libro del Levitico, ripete a noi: “Così dice il Signore, siate santi perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. Tutti noi, battezzati, siamo chiamati alla santità, che può svilupparsi dentro una esistenza per nulla appariscente.
La nostra sarà una santità feriale, ordinaria, che trasmette e testimonia la gioia del Vangelo dentro le situazioni più comuni dell’esistenza, a partire dalla condizione di vita in cui ci troviamo.
Lo Spirito Santo sa come utilizzare i nostri doni personali e persino i nostri caratteri specifici, spesso non sempre felici, per realizzare in noi l’immagine di Gesù, e rappresentare al vivo, attraverso di Lui, il volto della tenerezza e della Misericordia di Dio Padre, il santo per eccellenza.
Non occorrono gesti di portata straordinaria. La santità si sviluppa attraverso quei piccoli particolari che ognuno riesce a inventare pur di rasserenare i fratelli tristi, di consolare quanti sono afflitti, di soccorrere con discrezione quanti non hanno il coraggio di chiedere aiuto.
La fama di santità che si sviluppa e cresce nei confronti di suor Laura è la prova più convincente che essa debba essere additata dalla Chiesa in un prossimo futuro, speriamo non lontano, come modello esemplare per tutto il popolo di Dio. La morte così drammatica di suor Laura non è stata che il coronamento finale di una vita intera, offerta al Signore, totalmente donata a servizio dei fratelli, nei quali il Signore ha voluto identificarsi. “Quello che avete fatto a ciascuno di questi fratelli, l’avete fatto a me”, come abbiamo sentito ancora una volta nel Vangelo proclamato poco fa.
Così suor Laura, che certamente dal paradiso ci accompagna e ci sostiene, mediante vincoli di amore e di comunione, nel nostro cammino di fedeltà al Signore Gesù e nel servizio d’amore nei confronti dei fratelli, ci richiama al nostro compito irrinunciabile (se vogliamo essere cristiani e non solo dirci cristiani!), di onorare e servire la carne di Cristo che sono i poveri, gli infelici, coloro che la società scarta, quelli che il Signore ci invia come profughi da terre lontane, che hanno attraversato, non senza fatica, il deserto e il mare e che chiedono di essere accolti.
Suor Laura ci insegna a interpretare la pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato come attenzione educativa nei confronti della gioventù. Lei, che si è dedicata con grande passione alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani, donando tutta se stessa, ottenga alle nostre comunità cristiane di insegnare ai giovani l’arte di vivere, nella consapevolezza che, se seguiamo Gesù, lo Spirito santo non ci rende meno umani, perché permette alla nostra debolezza di sperimentare la forza della grazia di Dio.
Non posso concludere questa omelia senza rivolgermi a Maria, Madre della Misericordia, venerata a Gallivaggio, ma la cui statua è conservata in questa chiesa, perché accompagni e sostenga la nuova fase del Sinodo diocesano che stiamo per avviare, mentre, nello stesso tempo, lo affido di nuovo alle vostre preghiere.