Oggi riapre, dopo oltre tre mesi di stop (la saracinesca era stata chiusa il 22 febbraio, causa Covid) il ristorante “InGalera” presente dentro il carcere di Bollate. “Sono finalmente finiti i “domiciliari” per voi ma anche per noi” si legge nella home page del sito (vedi qui)

Una boccata d’ossigeno per una proposta unica nel nostro Paese e prima al mondo.

“InGalera” è infatti il primo ed unico ristorante in Italia realizzato in un carcere, aperto al pubblico sia a mezzogiorno che alla sera, in cui lavorano gli ospiti del carcere di Bollate, detenuti, seguiti da uno chef e un maître professionisti, dove imparano o hanno già imparato la lavorazione dei cibi e sanno sorprendere i clienti con ricette esclusive e ben fatte.
Il ristorante nasce per offrire ai carcerati, regolarmente assunti, la possibilità di riappropriarsi o apprendere la cultura del lavoro, un percorso di formazione professionale e responsabilizzazione, mettendoli in rapporto con il mercato, il mondo del lavoro e la società civile.
Un’esperienza straordinaria che racconta al Settimanale Silvia Polleri, presidente della cooperativa “Abc La Sapienza in Tavola”, di cui vi anticipiamo alcuni passaggi dell’intervista che comparirà sul Settimanale in uscita questa settimana.
«L’idea nasce nel 2003 su richiesta di un gruppo di detenuti provenienti dal settore della ristorazione, casualmente ritrovatisi in condizione di detenzione: un pizzaiolo, un cuoco, un cameriere… Furono loro a proporre alla direttrice della struttura di Bollate l’attivazione di un servizio di catering. Fu un’idea “pioniera”, allora non erano ancora applicate le misure alternative alla detenzione, che attecchì grazie alla lungimiranza di direttori illuminati, che hanno nel tempo contribuito alla crescita di un carcere innovativo, molto diverso da tutti gli altri istituti di pena italiani».

Che cos’è il “Progetto Bollate”?

«Un progetto nato sull’idea di un carcere che davvero riabilitativo, i cui presupposti si fondano sul recupero dell’identità del recluso».
Ed è dentro questo progetto che, pian piano, prende corpo la “pazza idea”: l’attivazione di un servizio catering dentro un carcere. È il 2003, e nel 2004 si formalizza l’apertura della cooperativa “Abc La Sapienza in Tavola”, che oggi dà lavoro a 12 dipendenti.
«La seconda tappa di questo viaggio – continua Silvia – porta la data del 2012, quando riuscimmo ad attivare a Bollate una scuola alberghiera – sezione carceraria, grazie al prezioso apporto dell’Istituto Paolo Frisi di Milano, sezione di Quarto Oggiaro. Scuola, tutt’ora presente all’interno del carcere, che consente l’acquisizione di un diploma quinquennale. Ad oggi abbiamo già concluso due cicli formativi, con maturità conseguite da parte dei detenuti frequentanti. Ed è stato proprio questo traguardo della scuola che ci ha spinto ad osare ancora di più…»


Così nell’ottobre 2015 viene inaugurato “InGalera”. Un ristorante che abbina l’eccellente qualità dei prodotti ad un’altissima finalità sociale.

«In 17 anni – spiega Silvia – abbiamo dato lavoro a circa 70 soci/dipendenti che, finita la pena, si sono reinseriti nel mondo reale, e mantenuto livelli bassissimi di recidiva». Recidiva, cioè il tornare a commettere un reato dopo essere usciti dal carcere, che nel carcere di Bollate sfiora il 17%, mentre nel resto delle carceri italiane è attorno al 70%.
“InGalera” dunque ha riaperto al pubblico. Lo trovate presso il carcere di Bollate, a Milano, via Cristina Belgioioso,120. Contatti: 334 3081189, ristoranteingalerabollate@gmail.com.

Leggete l’intervista completa, in cui sono descritti anche gli altri servizi della cooperativa attivati dentro il carcere, sul numero del Settimanale di questa settimana.