“Le famiglie e l’emergenza COVID-19: Una fotografia attuale”. È un vero e proprio fermo immagine quello realizzato dal Forum nazionale delle Famiglie, con in supporto di RCS Mediagroup, presentato via Facebook la scorsa settimana dal presidente del Forum Gigi De Palo; da Chiara Bidoli, direttrice delle testate Area Infanzia del gruppo RCS Mediagroup; dalla comasca Chiara Giaccardi, in questa sede presente come Direttrice del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia e Francesca Valla, insegante, counselor e scrittrice.
Le ragioni di questa ricerca? Le ha spiegate lo stresso De Palo nell’introdurne i contenuti. «Ci siamo domandati: l’esperienza del Covid ha cambiato le famiglie? Quali le dinamiche che si sono create? Superata la fase acuta della pandemia abbiamo pensato di chiedere un riscontro rispetto al periodo vissuto. Ne è emerso uno spaccato molto interessante, che offre lo spunto a significativi approfondimenti. Scorrendo le risposte che ci sono arrivate, quello che soprattutto abbiamo notato è che, nonostante le grandi difficoltà, le famiglie italiane hanno retto alle fatiche del lockdown e alla complessità di limitazioni che ha generato».
«La modalità che abbiamo scelto – ha spiegato Chiara Bidoli nel sintetizzare i contenuti dell’indagine – è consistita nella proposta di compilazione di un questionario on-line, a cui hanno risposto 12500 famiglie, in dieci giorni, numero da cui è stato estrapolato un campione rappresentativo della famiglia italiana al tempo del Covid. La prima domanda che abbiamo posto chiedeva di esprimere un giudizio sulle conseguenze della coabitazione forzata. Ed ecco qui la prima sorpresa: le porte chiuse non hanno alimentato i conflitti. Il 56% ha dichiarato che il periodo non ha inciso sull’equilibrio della coppia, e addirittura il 31% che ha influito positivamente sulla relazione. Lo stesso nel rapporto con i figli: per il 48% delle famiglie la voglia di superare le criticità, di trovare forme positive di convivenza, ha vinto sulle difficoltà oggettive che tutti abbiamo provato. Sul piano della collaborazione domestica pochissime famiglie hanno riscontrato un peggioramento, addirittura il 40% degli intervistati ne ha evidenziato il miglioramento, confermando come davvero l’unione faccia la forza nei momenti di difficoltà. Così come risultano cresciuti gli spazi di dialogo».
«Complessivamente – ha proseguito Chiara – ciò che emerge da queste risposte è la generale positività dello scenario. In questi mesi siamo stati abituati all’idea di tante famiglie sull’orlo del baratro, questa ricerca ci dice invece che hanno saputo reagire e sono state in grado di formulare risposte positive».
Positivo, dunque, il bilancio dei mesi trascorsi. La scena tende invece a tingersi un po’ più sul grigio quando si guarda al futuro. «Alle famiglie – continua Chiara – abbiamo voluto chiedere anche di raccontarci che cosa si attendono dai prossimi mesi. Ebbene: se le prospettive sono risultate positive rispetto alla tenuta dell’armonia familiare, grade preoccupazione emerge in riferimento alle condizioni economiche e lavorative, così come all’eventualità di una seconda ondata del virus e al conseguente possibile ritorno a condizioni di lockdown».
La ricerca ha provato a misurare anche il livello di stress delle famiglie italiane. E anche sotto questo aspetto le risposte sono parse, per certi versi, sorprendenti. «Il 57% delle famiglie – ha continuato la ricercatrice – ha rimarcato come lo stress più grande non sia derivato dalla preoccupazione di contrarre la malattia (33%) ma dal bombardamento continuo di notizie, che ha generato un’ansia molto diffusa. Al secondo posto di questa classifica si sono collocati la chiusura forzata e la conseguente mancanza di vita sociale. Al terzo le preoccupazioni legate al possibile impatto economico sul bilancio familiare. Livelli di stress che sono risultati più alti nelle zone dove il Covid ha colpito meno, cioè nel sud Italia».
A Chiara Giaccardi è spettato il compito della lettura e dell’interpretazione dei dati emersi. «Il Covid ha certo messo a nudo la fragilità del nostro sistema sociale, ma soprattutto la sua forza e in particolare dei legami familiari. Se non ci fossero state le famiglie l’Italia non avrebbe retto. Le famiglie sono state il soggetto che ha tenuto insieme il Paese. Sono state scuola, infermeria, ristorante, cura per le persone sole… Il Covid ha pertanto messo a nudo una fragilità, ma anche una forza che va riconosciuta e messa a valore».
«Tutti immaginavamo che la chiusura forzata – ha aggiunto Francesca Villa – generasse delle problematiche. Che certo non sono mancate, ma a prevalere sono state le risorse che le famiglie hanno saputo mettere in campo per affrontarle. Rispetto alla scuola ne abbiamo sentito tutti la mancanza, soprattutto nella sua funzione di relazione, contatto, il guardarsi negli occhi, comunicare… Che nulla toglie all’importanza della parte apprenditiva, ma è soprattutto il rapporto ad essere mancato, che non è stato possibile colmare nella didattica a distanza. In questo periodo abbiamo percepito l’importanza dello stare insieme, delle relazioni. Che la scuola ritorni ad essere la scuola delle emozioni. Lo dico da insegnante: mi piacerebbe che ci fosse maggiore attenzione alle emozioni dei nostri figli. Dobbiamo essere felici se i nostri figli sono sereni e in armonia perché è la dimensone emotiva a determinare il loro star bene».
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