«Nella vita mi sono sempre fidato di quello che la Chiesa mi ha chiesto e a distanza di tempo posso solo esserle riconoscente». Non potevamo scegliere testimone migliore per la Giornata missionaria mondiale del 18 ottobre 2020.
«Eccomi, manda me» è il titolo scelto da Papa Francesco per il suo messaggio (clicca qui per leggere), una frase tratta dal libro di Isaia che ben si addice al passo che padre Claudio Lurati, missionario comboniano originario di Lipomo, sta per intraprendere. Tra pochi giorni il religioso, nominato da Papa Francesco Vicario Apostolico di Alessandria di Egitto, volerà a Il Cairo dove, il prossimo 30 ottobre, verrà ordinato vescovo ed incomincerà il suo ministero in terra egiziana. Un Paese dove ha vissuto per dieci anni tra il 1997 e il 2007 prima di essere chiamato a Roma per svolgere l’incarico di Economo generale della Congregazione fondata da San Daniele Comboni.
Abbiamo incontrato padre Claudio a pochi giorni dalla sua partenza e del saluto alla comunità di Lipomo in programma il prossimo 18 ottobre.
Padre Claudio, come ha accolto la nomina del Santo Padre e il suo imminente ritorno in Egitto?
«In questo momento vivo sensazioni opposte: da una parte c’è il timore e la paura per il compito, impegnativo da tutti i punti di vista, che mi aspetta. Penso al tema culturale, linguistico, sociale. Dall’altra vivo la trepidazione per una sfida che mi piace. Conosco l’ambiente, conosco le opportunità che ci sono e mi piacerebbe riuscire a valorizzarne qualcuna».
Dove risiederà?
«Mi muoverò tra Alessandria e Il Cairo con una prevalenza per la capitale perché è il luogo dove risiede la maggioranza dei cattolici latini».
Ci aiuta a capire qual è oggi la realtà della Chiesa cattolica latina in Egitto?
«Partiamo da qualche numero: complessivamente i fedeli sono circa 60 mila divisi in 30 parrocchie. Con loro ci sono 150 tra sacerdoti e religiosi, oltre a 250 religiose. Nello specifico abbiamo tre gruppi principali: circa il 20% sono egiziani, eredi delle comunità storicamente presenti nel Paese, il 50%, praticamente la metà, sono migranti e rifugiati sudanesi, mentre la restante parte è formata da immigrati provenienti praticamente da quasi tutti i Paesi del mondo».
«Eccomi, manda me!», è il titolo del messaggio per la Giornata di domenica. Da missionario pronto a ripartire cosa si sente di dire a tutti noi?
«La via in missione mi ha insegnato che le cose non avvengono da sole, ma occorrono sempre delle mani, delle gambe che le portino e le offrano. Per questo penso sia prima di tutto importante il richiamo a lasciarsi coinvolgere personalmente nelle cose, senza attenderle. Certamente ci saranno sempre anche responsabilità di altri, istituzioni e autorità, ma questo riscoprirci protagonisti è importante perché se vivo solo attendendo che la cose si facciano o che qualcuno le farà finirò anch’io per perdere qualcosa. La seconda considerazione è che quando il Signore manda, manda sempre un po’ più in là di dove ci sembrerebbe lecito andare ed è proprio questo un po’ più in là ad essere la parte migliore. La parte che ci sorprenderà e che ci donerà di più. E allora lasciarsi mandare vuol dire accettare anche l’imprevisto che è contenuto in questo essere mandati. Con tutta probabilità ci porterà un passo più in là rispetto ai nostri calcoli, ma è proprio là che troveremo qualcosa di bello».
L’intervista completa è pubblicata sul numero in uscita de “il Settimanale”