Mercoledì 28 aprile si è svolto a Nuevo Chimbote, in Perù, il funerale di Nadia De Munari, la missionaria dell’Operazione Mato Grosso morta in Perù lo scorso 24 aprile a seguito dell’aggressione subita nella sua casa a Nuevo Chimbote. A presiedere le esequie, nella chiesa de la Asunción de la Virgen Maria, monsignor Angel Francisco Simon Piorno, il vescovo di Chimbote. A concelebrare, il vescovo di Huari Ivo Baldi, che ha pronunciato l’omelia, tutti i sacerdoti missionari italiani dell’Omg presenti in Perù e molti altri. Presenti anche numerosi bambini assistiti dalla missionaria.

Il feretro di Nadia è poi rientrato in Italia dove, nella sua Schio, lunedì 3 maggio è stata celebrata una messa esequiale presieduta dal Vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, e concelebrata, tra gli altri, dal Vescovo ausiliare di Huari (Perù), mons. Giorgio Barbetta, originario di Berbenno in Valtellina, tornato per l’occasione in Italia.

«È successa una cosa più grande di noi, nel male e nel bene – ha affermato mons. Barbetta nell’omelia -. Nel male perché non ci aspettavamo una violenza così grande, inattesa, immotivata…ma è successa una cosa più grande di noi anche nel bene. Un faro ha illuminato la vita di Nadia e con lei le invasioni di Nuevo Chimbote. Questo luogo di deserto, sabbia, dove 80 mila persone vivono in baracche fatte di stuoie, spesso senza luce, acqua e fogne».

La bara di Nadia De Munari in Perù

Dove i genitori partono per cercare lavoro la mattina e tornano la sera lasciando soli i proprio figli. A loro aveva dedicato la vita Nadia in questi ultimi cinque anni. Aveva accettato di lasciare la missione nelle Ande per prendersi cura degli asili gratuiti che l’OMG aveva appena costruito. Un angolo di paradiso in questo inferno.

La celebrazione a Schio

«Proprio poche settimane fa Nadia – ha aggiunto il vescovo amico della missionaria -, preoccupata per i bambini, aveva riunito le professoresse per riprendere le attività dopo la quarantena. Correva verso il bene, ma è stata fermata dalla violenza!»
«Quanto è accaduto – riprende mons. Barbetta – è più grande anche di ciò che Nadia poteva immaginare, il suo sangue, la sua vita, sono diventati seme. E ha messo radici. A Chimbote nessuno potrà più dimenticarla, ma non solo: questo seme metterà radici ancora nel cuore di tanti ragazzi e chi riceverà questo seme sentirà dolore e amore, indissolubilmente uniti. Ma dal dolore, dal non senso, dal freddo scoprirà l’amore. Arriverà a regalare la vita, al desiderio di Dio…perché come ripeteva spesso Nadia “non tenere la vita per te, regalala”».

Al termine dell’omelia il vescovo Barbetta ha acceso una candela ricordando il modo con cui, ogni giorno, Nadia invitava i suoi bambini di confessioni diverse a “parlare con Dio”.

E’ possibile rivivere la celebrazione a questo link