Mi ero accorta ieri sera (sabato, ndr) che c’era qualcosa di strano che pendeva da una ex fontana nel nostro giardino, proprio fuori dalla cella della nostra sorella più anziana (90 anni) che con il caldo di questi giorni sta un po’ peggio del solito.

La prima foto è di ieri sera. Uno sciame di api si era accasato sotto il piatto della fontana. Che spettacolo! Tutte così vicine e tutte in movimento.

Domenica – l’abbiamo visto tutti – nel pomeriggio è venuto uno di quei signori temporali…
Anzi, temporale è un diminutivo, perchè la quantità di acqua e la grandine ne hanno fatto una bomba. Il tombino che tracimava, le grondaie che debordavano…
Mi sono chiesta: “Chissà le api..!!” Poverette con un tetto voltato verso l’alto e senza nessuna protezione…
In un momento di tregua sono andata a vedere: oh! meraviglia! Delle bianche ali di cera spuntavano dal grappolo dello sciame!
La cera è impermeabile. Come un grande ombrello, vagamente a forma di cuore.
Che lezione! Non sono scappate. Dove c’è la regina, loro rimangono. Vicine e compatte. Insieme. Senza fughe, unite, con la stabilità della pazienza si può far fronte anche al temporale con la grandine. Anche ad una bomba d’acqua.
Domenica era la festa dei nonni. Nel dialetto di una volta le nonne si chiamavano ave. Proprio come le api.
La mia “ava Maria”, la nonna paterna, che portava ancora la gonna lunga (mondul) era proprio come un’ape: laboriosa e buona, sorridente anche se la tempesta della vita le aveva portato via presto il marito e l’aveva lasciata con 4 figli piccoli. Aveva perso un po’ la memoria, ma offriva l’acqua fresca a tutti.Sì, sì, questo monumento vivo che le api hanno costruito nel nostro giardino può essere come una cattedra: insegna.

Anche i nonni hanno la loro cattedra nella vita. Insegnano con quello che sono. Insegnano che insieme, si può far fronte anche alle più grandi contrarietà.

una monaca dal monastero delle benedettine a Grandate