La città di Como si prepara all’appuntamento con i ballottaggi per l’elezione del suo primo cittadino. A contendersi la carica saranno Barbara Minghetti e Alessandro Rapinese.

Il Settimanale ha rivolto loro alcune domande in vista del confronto elettorale. Si voterà, lo ricordiamo, domenica 26 giugno, dalle 7 alle 23.

Barbara Minghetti si è presentata al primo turno sostenuta da Pd, Agenda Como 2030 per Barbara Minghetti, Como Comune, La Svolta civica Lista Minghetti, Europa verde con Barbara Minghetti. Ha ottenuto 12.173 voti, pari al 39,40 dei consensi.

 Barbara Minghetti

Barbara Minghetti, il risultato elettorale di questo primo turno l’ha premiata in maniera significativa. Come spiega le ragioni di questo successo?

«L’ottimo risultato da noi raggiunto è frutto di impegno, serietà e metodo. Un metodo fatto di molto ascolto, un’accurata analisi delle esigenze della città, anche attraverso l’attività dei tavoli tematici frutto del lavoro di squadra della coalizione, che ha portato alla realizzazione di un programma articolato, completo e coraggioso. Nel nostro programma abbiamo messo al centro la cura delle persone e dei luoghi, l’attenzione per le cose più piccole e per quelle più grandi e complesse, per un’amministrazione trasparente fatta di testa e di cuore».

A Como ha votato il 44,3% degli aventi diritto. La disaffezione alla politica ormai non fa più notizia. Esiste un modo per riallacciare il legame perduto con gli elettori?

«Una delle nostre parole d’ordine è: “relazione”. Noi siamo convinti che con la partecipazione attiva, il coinvolgimento della popolazione nelle scelte, la risposta rapida e puntuale ai bisogni possano ricreare quella socialità e quello spirito civico che si sono un po’ persi. Soltanto in questo modo è possibile ricucire gli strappi e riportare un clima di fiducia tra cittadino e amministrazione».

Qual è la cosa che è stata per lei più difficile in questa campagna elettorale?

«In questa campagna non sempre è stato possibile concentrarsi sulle tematiche che davvero interessano la città. Detto ciò, è stato un percorso stupendo, con 150 candidati, una coalizione fatta di belle persone che sui temi ha trovato compattezza e correttezza. E, poi, l’incontro con la gente, in mesi di campagna, è stato un arricchimento eccezionale per me».

Perché chi ha scelto di non darle il suo voto al primo turno dovrebbe votarla al ballottaggio? E che cosa può dire per convincere gli indecisi?

«Perché ora la scelta è netta tra la mia idea di squadra, di sviluppo e di cura e qualcosa di molto diverso. Como da sola non ce la può fare, abbiamo già perso troppi treni per colpa della nostra incapacità di fare rete. Con me Como sarà in un sistema di relazioni e di rapporti con altre città e altre istituzioni che ci aiuterà a fare quel salto che ci compete. L’abbiamo visto negli anni drammatici della pandemia: dentro un sistema e aiutandoci a vicenda possiamo superare le difficoltà. Da soli non possiamo fare nulla. Per questo è importante che i cittadini vadano a votare, per non rischiare di sperimentare un anacronistico modello da “uomo solo al comando”».

C’è una dote (politica/personale) che riconosce ad Alessandro Rapinese? E un difetto?

«Non è questione di pregi o difetti. La politica non può mai essere ridotta a scontro personale. Non credo nell’identificazione di un progetto di città con una sola persona».

Nel caso dovesse diventare primo cittadino quale sarà la sua prima mossa?

«Per prima cosa incontrerò tutti i dipendenti, perché da loro si ripartirà. Operativamente, attiverò subito l’ufficio di progettazione e programmazione, con un’unità dedicata al reperimento dei fondi, a partire dal PNRR».

Quali saranno le azioni più concrete che intende portare avanti nei suoi eventuali primi 100 giorni di governo della città?

«Per i primi 100 giorni abbiamo già proposto ben 20 interventi urgenti che realizzeremo con procedura semplificata. Nel contempo, incardineremo gli interventi di visione e tutti gli obiettivi del nostro ricco programma. Perché sarà fondamentale partire da subito attivandosi sui diversi livelli».

Alessandro Rapinese ha partecipato alla campagna elettorale sostenuto da una lista civica: “Rapinese sindaco”. Al primo turno ha ottenuto 8.443 voti, pari al 27,32% dei consensi.

Alessandro Rapinese

Alessandro Rapinese, il risultato elettorale di questo primo turno l’ha premiata in maniera significativa. Come spiega le ragioni di questo successo?

«Impegno, passione, costanza e competenza. L’esatto contrario del successo di Barbara Minghetti: lobbies, appoggi, interessi, partiti, guru, marketing e, su tutti, assenteismo (che dice molto della sincerità dell’impegno)».

A Como ha votato il 44,3% degli aventi diritto. La disaffezione alla politica ormai non fa più notizia. Esiste un modo per riallacciare il legame perduto con gli elettori?

«Sono il più potente alleato della democrazia: io cresco di elezione in elezione e di volta in volta porto sempre più elettori al voto. Il problema non è la politica, il problema sono i partiti. Per questo la mia missione è spazzarli via…»

Qual è la cosa che è stata per lei più difficile in questa campagna elettorale?

«Il pregiudizio: molti comaschi votano ancora facendosi abbindolare dai simboli dei partiti. Se quei simboli sparissero e gli elettori si ponessero in maniera neutra e valutassero i candidati per quello che valgono saremmo passati al primo turno».

Perché chi ha scelto di non darle il suo voto al primo turno dovrebbe voltarla al ballottaggio? E che cosa può dire per convincere gli indecisi?

«Chi non mi ha votato al primo turno non pensava che sarei arrivato al ballottaggio. Ho fatto un’impresa pazzesca e per le strade vedo un sacco di comaschi che hanno una grande voglia di accompagnarmi a Palazzo Cernezzi e di vedermi all’opera. Convincere gli indecisi? Una sola parola: speranza. Rappresento la speranza di avere una politica pulita e legata esclusivamente al territorio. Inoltre, nessuno come me può incarnare il detto: “se lo puoi sognare, lo puoi fare”. Dopo il mio successo non sarà più consentito a nessuno arrendersi di fronte alle difficoltà».

C’è una dote (politica/personale) che riconosce ad Barbara Minghetti? E un difetto?

«Il pregio di Barbara Minghetti è che sicuramente è un’esperta di marketing: è riuscita a vendere benissimo il suo brand nonostante nell’intimo sappia che non avrà nessuna autonomia e non ha nessuna delle competenze necessarie per il ruolo al quale si è candidata.

Il difetto? Penso che la serietà con la quale ha trascorso gli anni all’opposizione, sempre assente, sia imperdonabile».

Nel caso dovesse diventare primo cittadino quale sarà la sua prima mossa?

«Telefonare ai dirigenti per riunione in tempo zero. Como ha perso trent’anni e non perderà più nemmeno un secondo. Un mandato elettorale dura solo 1825 giorni: bisogna correre».

Quali saranno le azioni più concrete che intende portare avanti nei suoi eventuali primi 100 giorni di governo della città?

«Troppe per essere scritte in un articolo di giornale. Una promessa però posso farla: realizzerò il mio programma elettorale al 100% e non mi darò pace fino a quando ogni singolo comasco, dalla periferia al Broletto, non sarà orgoglioso dei dipendenti del proprio Comune. Sarà estenuante e arriverò a fine mandato senza più un capello in testa ma, sa cosa le dico, “è questa la vita che sognavo da bambino”».