«La pastorale giovanile c’è ed è pronta a vivere con i ragazzi e i giovani un’estate viva, fatta di relazioni, emozioni ed esperienze condivise». Sono parole di entusiasmo quelle di don Pietro Bianchi, responsabile della pastorale-giovanile vocazionale della diocesi di Como. Da lunedì 12 giugno nella quasi totalità della diocesi sono iniziate le attività del Grest.

«Dopo tre anni di chiusure e limitazioni a causa della pandemia – spiega don Pietro – possiamo dire di essere tornati alla normalità. E i nostri oratori non si sono fatti cogliere impreparati. Sono 150 le realtà che fra comunità pastorali, vicariati, parrocchie, vivranno il Grest, coinvolgendo almeno 20mila ragazzi (è una stima basata sui materiali distribuiti). A loro si aggiungono sacerdoti, animatori, genitori, collaboratori che, a vario titolo si mettono a servizio per fare in modo che tutte le attività possano svolgersi nel migliore dei modi».

Don Pietro non usa a caso la parola “servizio”. «Il tema di quest’anno – sottolinea ancora don Pietro – è “TuXTutti”, un’occasione per riflettere su chi sia il nostro prossimo e per comprendere che lo stile della cura e, appunto, del servizio dovrebbe caratterizzare la nostra vita».

Sull’esempio della parabola del buon samaritano e di don Lorenzo Milani. «Confrontandoci con i responsabili della Caritas diocesana – aggiunge Silvia Martinelli, di PG Como – ci siamo interrogati su come prendersi concretamente cura dell’altro».

Da qui è nata l’iniziativa di carità 2023 «che apre lo sguardo dei ragazzi sulla realtà del carcere – dice Silvia –. Un contesto di marginalità che esiste con tutti i suoi problemi. A partire dalla mancanza di beni di prima necessità, come il vestiario intimo o i prodotti per l’igiene personale».

Durante il Grest, e in collegamento con i cappellani delle carceri di Como e Sondrio, «saranno raccolti materiali e anche offerte che i cappellani gestiranno e distribuiranno a coloro che si trovano maggiormente nel bisogno». «Ci sono dei riscontri positivi rispetto al tema di quest’anno – afferma Arianna Ponzin, collaboratrice della Pastorale giovanile-vocazionale –. Da una parte perché chiude il percorso iniziato due anni fa e, in secondo luogo, perché concretizza una delle dimensioni più profonde dello stare in oratorio, ovvero la gratuità. È una realtà molto importante, da riscoprire, per capire che non facciamo le cose per farci dire “bravi”, ma lo facciamo per qualcuno, ricordando il “Qualcuno” che ha dato la vita per noi».

Ascolta l’inno del Grest 2023 scritto dal cantautore comasco Federico Colombo e cantato con il figlio Emanuele.