Venerdì 28 luglio per la prima volta celebriamo la memoria liturgica del beato Giuseppe Ambrosoli. Ne abbiamo parlato con padre Egidio Tocalli, successore di padre Ambrosoli a Kalongo, che presiederà la Santa Messa, alle 20.30, nella chiesa parrocchiale di Ronago. 

«Martedì 25 luglio abbiamo avuto la grande gioia di celebrare i 100 anni dalla nascita di padre Giuseppe Ambrosoli e venerdì 28 luglio, per la prima volta, vivremo la sua memoria liturgica da “beato”… e la data scelta non è casuale: è la vigilia del suo Battesimo, celebrato nella chiesa di Ronago il 29 luglio di un secolo fa, il giorno sua “nascita” alla fede cristiana».

Si commuove il missionario comboniano padre Egidio Tocalli mentre ricorda la figura del beato Ambrosoli, del quale fu il successore all’ospedale di Kalongo, in Uganda. Il rito di beatificazione di padre Giuseppe è stato celebrato il 2o novembre scorso. Padre Egidio non era presente. Motivi di prudenza, legati a un “allarme ebola” in Uganda, lo hanno trattenuto in Italia.

Nelle scorse settimane, però, padre Tocalli è tornato a Kalongo: con lui anche la nipote di padre Giuseppe, Giovanna (che attraverso la Fondazione Ambrosoli sostiene quel miracolo quotidiano che è l’ospedale che porta il nome del beato) e i coniugi Rizzardini (Beatrice e Giuliano, oggi direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano: conobbero e lavorarono con padre Ambrosoli da giovani sposi).

Rivivi i momenti più intesi della celebrazione

 

Padre Egidio è rientrato nella casa comboniana di Rebbio (alle porte di Como) da pochi giorni: «A Kalongo ho vissuto giorni di grazia – ci racconta –. Per me è stato un grande sacrificio non poter essere presente al rito di beatificazione a Kalongo, ma non nascondo il dispiacere di aver visto i tanti fedeli, giunti per la celebrazione dopo giorni di cammino e sacrifici, collocati in posizione laterale rispetto al palco. Una scelta dettata da motivi di sicurezza per le autorità politiche. Mi è dispiaciuto perché padre Giuseppe ha dato tutto se stesso, la sua vita, per le mamme, i bambini e la gente di Kalongo».

Nelle scorse settimane, invece, «abbiamo condiviso un vero pellegrinaggio, momenti intensi di preghiera: sulla tomba e davanti all’altare dove riposa il corpo di padre Giuseppe, sovrastato dal grande quadro che lo ritrae come vero samaritano».

Perché è importante ricordare il beato Ambrosoli?

«La memoria liturgica – ci risponde padre Egidio – è innanzitutto un’occasione di ringraziamento a Dio per averci donato padre Giuseppe. Il riconoscimento della sua santità non è esteriorità, non è limitarsi a celebrare un bel rito, ma è un evento che abbraccia la nostra vita. Padre Giuseppe, oggi, parla a tutti, ma in modo particolare ai sacerdoti. Aveva una grande fede e per lui era una vera gioia celebrare l’eucarestia. Come racconta nelle sue memorie, il Corpo di Cristo che stringeva nelle mani sull’altare, diventava, sul tavolo operatorio e nei letti d’ospedale, il corpo delle persone che curava, soprattutto le mamme. In ogni malato riconosceva la presenza di Gesù incarnato e tornava, quindi, a stringere il corpo di Cristo: nella consacrazione e nella cura medica».

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