L’affascinante località di Montepiatto, situata a Torno ha visto compiersi un importante intervento di restauro e risanamento conservativo alla chiesa di Sant’Elisabetta. Iniziato nel giugno 2023 e concluso nell’ottobre dello stesso anno, l’intervento è stato promosso dalla parrocchia di Santa Tecla Vergine e Martire, con il supporto del parroco pro-tempore don Attilio Pandolfi. L’ing. Filippo Magatti è stato il progettista e direttore dei lavori, mentre l’arch. Carlo A. Capponi il referente per la conservazione e i rapporti con la Soprintendenza.

L’idea di intervenire sulla chiesa ha preso forma nel 2021, grazie all’iniziativa di un gruppo di amici frequentatori della località di Montepiatto, tra cui l’ing. Magatti e l’arch. Capponi. Dopo lo sviluppo del rilievo dello stato dell’edificio, la progettazione e l’accesso ai finanziamenti regionali, l’intervento è stato autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Il progetto ha ottenuto il finanziamento a fondo perduto, pari all’80% dei costi complessivi sostenuti, del Bando di Regione Lombardia relativo all’edilizia rurale all’interno dei finanziamenti stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I lavori sono stati affidati all’impresa Colombo Coperture SRL. Il consuntivo lordo dei lavori e delle spese è stato di circa 125 mila euro, la somma a carico della parrocchia ammonta al 20% (cica 25 mila euro).

LA CHIESA
Certamente di antiche origini, sia per la collocazione strategica rispetto alla possibilità di controllo della navigazione del ‘primo bacino’ del lago, che per la attestata presenza di monumenti sepolcrali (quali i massi avelli e la Pietra Pendula, artificiosa opera umana di età celtica nelle immediate vicinanze della chiesa) della fondazione della chiesa non c’è documento certo, se non che i più la ascrivono all’età medievale per la somiglianza con la chiesa di san Giovanni in Torno, di ben diverse proporzioni. La vita conventuale regolare iniziò nel 1507 per volere dei tornaschi che, avendo molte proprie fanciulle monacate al Sacro Monte Varesino, ottennero la fondazione di una comunità da parte del monastero delle Monache del Sacro Monte di Varese. Nel 1598 San Carlo Borromeo unì le poche monache rimaste alla comunità madre di Varese e la vita religiosa in Montepiatto continuò solo con la ripetuta e documentata presenza, fino alla metà del 1700, di vari eremiti e solitari. Della realtà conventuale resta oggi poco o nulla, se non l’edificio alla destra della chiesa. Altre testimonianze presenti, come i resti di un paliotto in scagliola intelvese, testimoniano la cura artistica del luogo.

I LAVORI EFFETTUATI
I lavori hanno riguardato il rifacimento integrale del manto di copertura dell’intero complesso edilizio sia della chiesa che della casa canonica con una stratigrafia a secco, nonché l’intervento di riassetto statico della cella campanaria. Il rifacimento del manto di copertura è stato eseguito con attenzione alla conservazione del materiale preesistente, utilizzando una stratigrafia a secco. La cella campanaria ha beneficiato di nuovi incatenamenti per migliorare la stabilità strutturale. L’approvvigionamento dei materiali è stato realizzato tramite voli in elicottero, garantendo sicurezza e efficienza.

Il restauro ha compreso anche interventi di manutenzione alle lattonerie, verniciatura dei canali e l’integrazione dei tiranti. Scossaline in lamiera preverniciata sono state sostituite dove necessario, e le finestrature della facciata principale hanno beneficiato di trattamenti protettivi. In corso d’opera è stata eseguita anche la smaltatura come colore esistente della struttura metallica di supporto delle campane.

“Un vero luogo di pace – si legge nella lettera di accompagnamento del progetto dell’Associazione Amici di Montepiatto, in riferimento alla chiesa… – É incredibile pensare a quante persone, nei secoli, hanno attraversato la porta della chiesa, ne hanno percorso la navata oppure hanno sostato o pernottato nel convento: viandanti, lavoratori, turisti, giovani ed anziani, persone di ogni età e di ogni appartenenza che, volontariamente o per caso, hanno lasciato un segno del loro passaggio… I montepiattesi non possono non identificarsi in queste luogo che gli antichi tornaschi scelsero di edificare – catalizzatore di così tanta parte del loro vivere questo territorio: non vi sarebbe Montepiatto senza la sua chiesa e non vi sarebbe potuta essere una chiesa se la comunità montepiattese e tornasca non fosse stata così attiva e propulsiva nel corso del tempo”.