C’è una neonata che sorride in una culla nella galleria fotografica social di Deborah Vanini. Tante immagini di viaggi da sogno, momenti felici ma anche il racconto condiviso, sul web, di un dramma che si è trasformato in un’immensa testimonianza d’amore. Sabato 23 novembre Deborah, 38 anni, originaria di Como e residente nel milanese, ha chiuso gli occhi alla vita. Un cancro l’ha strappata all’amore di sua figlia, del suo compagno, dei suoi genitori, familiari e amici. La visita che confermava la gravidanza, infatti, portò anche la notizia di un tumore al quarto stadio. «Uno shock – ha confidato Deborah al suo profilo –: dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta. Dall’estasi, alle pene dell’inferno. Da lì, il buio».
Nel pomeriggio di martedì 26 novembre i funerali di Deborah sono stati celebrati nella chiesa di San Giuseppe a Como: le parole del frate cappuccino padre Lorenzo Cabrini hanno portato la carezza della consolazione di fronte a un dramma così grande. «È stato un funerale molto difficile». Non si fatica a credere alle parole di padre Lorenzo, al termine di una giornata lunghissima, preceduta da un incontro commovente e dilaniante condiviso con i genitori e il compagno di Deborah, Massimo. «Non ci sono parole di fronte a un dolore così immenso. Si è immersi in una sofferenza che va attraversata e, anche quando sarà elaborata, resterà il vuoto di una figlia, di una compagna, di una mamma che non c’è più. La mancanza non si può annullare, certo, ma a tutto questo si può dare un senso». Al cospetto di una sofferenza che non ha risposte, riflette padre Lorenzo, «non possiamo che farci una domanda: quanto la vita, l’esempio, la scelta di Deborah riescono a cambiare, in meglio, le nostre esistenze?».
Era la stessa Deborah a chiedersi il perché di una prova tanto difficile. La sua bacheca, oggi, è il diario di un percorso costellato di ostacoli. «Mesi e mesi di esami, giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose, impedimenti fisici, farmaci, una valanga di farmaci, la maggior parte non compatibili con una gravidanza». Deborah ha deciso di rinunciare a quelle cure antitumorali per dare la vita a sua figlia. È sempre Deborah a dare un titolo al suo post: Scelte. «Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli. Ho pianto notti intere per la paura, per la tensione, per i dubbi… ho perso la via, mi sono disperata, chiesto perché proprio a me e a noi. Ho toccato veramente il fondo, ma poi… con l’aiuto di uno staff dell’Ospedale Niguarda a dir poco favoloso, amici di vecchia e nuova data, la mamma, il mio angelo e la vera roccia della mia vita, il mio compagno (che non mi ha abbandonata per un solo secondo, stando con me h24 anche in ospedale per settimane, e dormendo persino per terra), sono riuscita a trovare anche dei lati positivi in tutto questo, perché ci sono sempre nonostante tutto… E quando ci lamentiamo di qualcosa, valutiamo bene il “peso di questa cosa”».
La bimba ha fretta di nascere, quasi sapesse che per la sua mamma il tempo scorre troppo veloce, e così, lo scorso 18 settembre, vede la luce dopo un parto prematuro d’urgenza, con una serie di complicazioni rischiose per madre e figlia. Deborah, che scrive di non essere credente, descrive, però sua figlia come un «miracolo» che «senza saperlo», ha «letteralmente salvato la vita» alla sua mamma. Deborah scandisce i giorni che riesce a vivere con la figlia. E c’è sempre quella parola ad accompagnare i suoi pensieri: miracolo. «Chissà per quanto tempo potrò guardarti… ogni mese, giorno, ora, sono un prezioso dono. Non diamolo mai per scontato. Farò di tutto e lotterò per guardarti il più a lungo possibile». Deborah ha stretto sua figlia fra le braccia solo per due mesi. Ma continuerà a essere accanto a sua figlia alla quale, la sua scelta d’amore, ha donato la vita. Rinunciando alla propria.
È forte il messaggio che padre Lorenzo ha affidato alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che martedì erano in chiesa per il funerale. «Di fronte alla morte e al sacrificio di Deborah – ci ricorda il frate – non possiamo che riconoscere il valore indefinibile della vita. Quella di Deborah è stata un’esistenza che, sebbene interrotta a soli 38 anni, si è pienamente realizzata. Deborah ha vissuto al massimo e la sua scelta d’amore non può limitarsi a diventare un “fatto” che è accaduto e basta». Guardando alla piccola Meg, che non potrà mai sostituire la sua mamma, anche padre Lorenzo parla di miracolo: «una figlia arrivata dopo 10 anni insieme», quando Deborah e Massimo pensavano che per loro sarebbe stato impossibile diventare genitori. Questa morte, conclude padre Cabrini, «deve essere uno scossone alla vita di tutti noi. Quando ci affanniamo in scontri, tensioni, incomprensioni, conflitti inutili che ci tolgono la felicità non possiamo non pensare a Deborah, che ci ha dimostrato e ricordato che cosa conta veramente».