Di seguito pubblichiamo la testimonianza di Maurizio, volontario del dormitorio invernale di via Sirtori, attivato dalla rete cittadina delle associazioni e degli enti per la grave marginalità. Maurizio è uno degli oltre 400 volontari che hanno dato la loro disponibilità a questo tipo di servizio.

La testimonianza è tratta dal nuovo “InformaCaritas” il foglio di informazione della Caritas diocesana pubblicato sul Settimanale in uscita giovedì 16 maggio.

Mi chiamo Riccardo, ho 53 anni e sono un parrocchiano di San Fedele a Como. Ho sentito parlare di Emergenza freddo al termine di una Santa Messa nell’ottobre del 2017, quando il mio parroco annunciò tra gli avvisi che si cercavano volontari per questo tipo di servizio.

Mi piacque subito l’idea, anche se mi sembrava un po’ folle. Andare a dormire fuori casa per alcune notti? In compagnia di sconosciuti?

C’erano pericoli? Mia moglie cosa avrebbe pensato? E i miei figli? La voglia di mettersi in gioco però era forte. Io e la mia famiglia entravamo quotidianamente a contatto con situazioni di grave emarginazione in città. Uomini e donne che non avevano un posto dove andare a dormire.

Dare una moneta a chi la chiedeva non bastava più. Con alcuni eravamo entrati più in confidenza e ne avevamo conosciuto le storie e avevamo cercato di aiutarli come potevamo. Però prestare aiuto da soli a chi è in difficoltà non è per nulla semplice e quella di Emergenza freddo era un’occasione per farlo in un contesto organizzato. Fu così che mi misi in contatto con Caritas e percepii sin dalle prime email un livello di cortesia e di impegno da parte degli organizzatori che mi mise a mio agio.

Il nuovo InformaCaritas – foglio di informazione della Caritas diocesana – pubblicato sul Settimanale in uscita giovedì 16 maggio

Sono due anni che svolgo questo servizio e posso dire senza dubbio di aver ricevuto sul piano relazionale ad ogni turno molto più di quanto ho dato, da parte di tutti: ospiti, volontari e custodi della struttura. In modo particolare, ho conosciuto tanti ospiti. Persone come me, che però per un banale rovescio della vita si trovano in grave difficoltà materiale ed hanno bisogno di custodire la propria dignità di uomini e donne. Dopo qualche turno, si cominciano a riconoscere i volti e a ricordare i nomi e per gli ospiti essere accolti alla sera per nome fa una grande differenza. Anche con i volontari c’è l’occasione di costruire rapporti belli.

Ognuno ha un modo un po’ speciale e unico di rapportarsi con gli ospiti. C’è chi è più pratico, chi è più scherzoso, chi è più delicato, ma ognuno è fondamentalmente animato dallo stesso spirito di servizio. Al termine di questo secondo anno desidero condividere un unico rammarico: il dover interrompere il servizio per il periodo estivo. È vero, si chiama Emergenza freddo, però la domanda che mi pongo è: dove andranno Enrico, Francis, Mustafa, Mario, Guido e tutti gli altri a dormire? Dove si laveranno? Dove faranno colazione? Dove lasceranno in custodia le loro cose? Dove troveranno un altro posto che potranno chiamare casa?

QUALCHE DATO

Premessa: il dormitorio di via Sirtori, gestito dal tavolo per la grave marginalità, aveva una capienza di 40 posti, mentre la tensostruttura Caritas (gestita in collaborazione con l’associazione Como Accoglie) poteva accogliere 51 persone. Vista la mobilità di parte degli ospiti i numeri di chi ha usufruito del servizio sono molto più alti dei posti disponibili.

Sono state 114 le persone che hanno usufruito del dormitorio (100 uomini e 14 donne): per il 30% si è trattato di italiani, per il restante 70% di stranieri provenienti da 23 diverse nazionalità. A questi vanno aggiunti gli ospiti della tensostruttura. I 51 posti sono sempre stati pieni. Per quanto riguarda le nazionalità il 40% delle presenze era rappresentato da migranti provenienti dalla Somalia, il 30% da Paesi dell’Africa sub-sahariana (per lo più Nigeria, Gambia, Ghana), il 10% pakistani. A questi si aggiungono quattro cittadini italiani.

Tutti i numeri, insieme a testimonianze e interviste sul Settimanale in uscita.