85 mila abitanti,  850 stranieri accolti nella rete CAS – i Centri di Accoglienza Straordinaria  – 120 minori non accompagnati in carico al Comune e circa 300 persone ospitate nel campo di via Regina Teodolinda. Sono i numeri relativi alla città di Como forniti questa mattina dall’assessore comunale ai Servizi sociali Bruno Magatti, intervenuto durante il dibattito, insieme ad altri amministratori locali, all’incontro promosso a Milano presso la sede lombarda di ANCI (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani) dedicato al tema dei migranti e dei richiedenti asilo. Come l’assessore Magatti numerosi sono stati gli amministratori che hanno condiviso l’attuale fatica nella gestione di un fenomeno che da emergenziale sta diventando di fatto strutturale.

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Un momento dell’incontro presso la sede ANCI

Presenti al tavolo dei relatori erano Roberto Scanagatti, presidente di ANCI Lombardia e sindaco di Monza; Mario Morcone, prefetto capo Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno; Alessandro Marangoni, prefetto di Milano; Matteo Biffoni, delegato ANCI sull’immigrazione e sindaco di Prato e Luca Pacini, responsabile Welfare di Anci Nazionale.

 

L’incontro, promosso da ANCI, aveva lo scopo di informare gli amministratori locali rispetto ai contenuti dell’accordo sottoscritto la scorsa estate da ANCI nazionale ed il Ministero dell’Interno. Accordo che punta, soprattutto, a rendere i primi cittadini protagonisti e non più pedine nella complessa gestione dell’accoglienza.

Di fatto si è trattato della prima tappa di un cammino di sensibilizzazione dopo la recente decisione del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione di dare avvio, sulla scorta dell’intesa raggiunta tra ANCI e Ministero, al Piano nazionale di riparto dei migranti. Piano che punta ad una distribuzione più equilibrata, ma soprattutto ragionata, dei richiedenti asilo sull’intero territorio nazionale, secondo alcuni principi cardine:

– la proporzionalità dell’accoglienza dei migranti rispetto alla popolazione residente che, in linea di massima, dovrà attestarsi su circa 2,5 posti di accoglienza ogni 1000 residenti, con i necessari correttivi per il piccoli Comuni e i Comuni capoluogo sedi delle città metropolitane e le zone terremotate;

– il coinvolgimento dei prefetti e delle istituzioni locali affinché i territori che accolgono siano esclusi da gare finalizzate ad acquisire strutture;

– i Comuni che aderiranno spontaneamente alla rete SPRAR (Sistema per Richiedenti asilo e Rifugiati), rete meglio organizzata rispetto all’attuale e più diffuso sistema dei CAS,  saranno salvaguardati da ulteriori invii;

– a disposizione dei Comuni che aderiranno sono previsti incentivi di natura economica e, soprattutto, la garanzia di una proporzionalità delle presenze rispetto alla popolazione residente, dentro un percorso che renda i sindaci davvero protagonisti delle scelte di programmazione del proprio territorio.