Ieri sera, lunedì 18 dicembre, il foyer del teatro sociale di Como era completamente pieno per la presentazione del rapporto Fuori Campo di Medici Senza Frontiere, organizzata da Como Accoglie, associazione in prima linea nell’accoglienza dei migranti (e non solo) che vivono situazioni di grave fragilità. A presentarlo Giuseppe di Mola, autore del rapporto, con don Giusto della Valle (parroco di Rebbio), Beppe Benafra (responsabile di Porta Aperta, servizio di assistenza per i senza dimora della Caritas) e Valeria Gabaglio (osservatorio giuridico per i diritti dei migranti). A fare da moderatore Nello Scavo, giornalista residente a Como, autore di diverse inchieste sul tema per giornali nazionali e internazionali.

“Fuori Campo racconta di una realtà che a Como conoscete bene – ha esordito di Mola – quella dei migranti al di fuori dell’accoglienza governativa. Ci sono diversi motivi per cui un migrante rimane fuori dal percorso dell’accoglienza: può non esserci mai entrato, può esserne uscito perché ha violato le strette condizioni a cui devono sottostare gli ospiti dei campi, oppure può aver concluso il suo percorso. Infatti, sia per i minori che compiono la maggiore età che per chi riceve il permesso di soggiorno, non esiste avviamento all’autonomia: spesso i campi in cui i migranti sono ospitati sono Centri di Accoglienza Straordinaria, dove le persone sono parcheggiate senza possibilità di apprendere la lingua o competenze lavorative. Questo sistema contribuisce ad aumentare il numero di Fuori Campo e a rendere l’accoglienza inefficiente”.

Sono 50 gli insediamenti informali di cui MSF è a conoscenza, per un totale di 10.000 persone al di fuori dell’accoglienza governativa, in situazioni di disagio dove spesso manca l’accesso a servizi igienici e sanitari.

Don Giusto, Beppe Benafra e Valeria Gabaglio hanno attualizzato e puntualizzato i dati sulla città di Como. Ne esce l’immagine di una città dove le persone in difficoltà sono aumentate negli ultimi due anni – si è passati da 600 a 1000 persone che usufruiscono dei servizi come mense, dormitori, o sportelli di ascolto per famiglie in difficoltà.

Dimezzato nel 2018 il numero dei migranti fermati alle frontiere del Ticino

Una città dove, almeno per ora, gli italiani in difficoltà costituiscono il gruppo più grande: 184, seguiti da pakistani e salvadoregni. Una città che si è tenuta in piedi grazie al volontariato, necessario per un’accoglienza che sia davvero umana, ma che potrebbe non bastare più: il decreto Minniti-Orlando, togliendo il secondo grado di appello, ha fatto triplicare i numeri dei Fuori Campo, secondo Valeria Gabaglia, e il nuovo governo sta in questi giorni elogiando il lavoro del precedente governo dal punto di vista dell’immigrazione e della sicurezza interna.

“Ci aspetteremo che questi numeri cresceranno”, ha concluso Gabaglia.
Dal pubblico si è poi alzata Alba Bonetti, vicepresidente di Amnesty International Italia, da poco trasferitasi a Cantù. “Quello che serve, che possiamo fare – ha detto Bonetti, durante il suo intervento inaspettato – è un nuovo tipo di volontariato che non sia solo umanitario, ma culturale. Dobbiamo costruire una contronarrazione, promuoverla per raccontare le cose come stanno; metterci insieme per far crescere i diritti”.