Sta diventando virale in rete un appello di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e giornalista, già direttore della rivista Nigrizia e attuale direttore di “Mosaico di Pace”. Un uomo capace già venticinque anni fa di portare l’attenzione dell’Italia sulla situazione di Koroghoco, lo slum di Nairobi dove visse per alcuni anni. Oggi torna a scuotere l’opinione pubblica con un appello rivolto ai giornalisti italiani in cui chiede di “Rompere il silenzio sull’Africa”.
Ci sentiamo di condividere il suo appello, ma con un “ma” che riteniamo essere fondamentale per leggerlo nella giusta prospettiva.
È vero, si deve parlare di più del continente africano, ma non solo per le sue pagine oscure, le guerre, le carestie e la violenza. Quelle indicate dal missionario sono molte (ma non le uniche) ragioni che hanno spinto tanti migranti a mettersi in viaggio ed è fondamentale conoscerle, ma – se raccontassimo solo quelle storie – non faremmo altro che continuare a costruire una narrativa falsa, ad alimentare quell’immaginario fatto di bambini con le pance gonfie, epidemie e disperazione che, per decenni, ha rappresentato in Europa l’unico filtro attraverso cui guardare all’Africa.
L’idea di un continente perduto e da salvare!
Perché bisogna parlare del dramma sud sudanese o di quello centrafricano, della crisi della Repubblica Democratica del Congo così come della desertificazione del lago Ciad, ma senza dimenticare che il continente è molto di più. È un caleidoscopio di Paesi e storie diverse.
È il continente della Biennale d’arte di Dakar, del premio nobel Wole Soyinka (e della più giovane Chimamanda Ngozi Adichie), il continente dove si sta cercando di costruire la più grande area di libero scambio del mondo, dove un televione on-demand – la nigeriana “Iroko tv” – ha raggiunto 100 milioni di utenti diventando il principale competitor di Netflix nel continente.
È l’Africa da cui si emigra, ma è la stessa Africa a cui sempre più giovani europei stanno guardando in cerca di opportunità, andando ad alimentare un’immigrazione – dal nostro punto di vista – a testa in giù.
Allora rompiamolo il silenzio, ma non commettiamo gli errori del passato; facciamo diventare i racconti dall’Africa qualcosa di quotidiano nei nostri tg e cerchiamo di farlo raccontando la complessità di un universo fatto di contrasti e contraddizioni, di disperazione ma anche di speranza e opportunità.
Di seguito l’appello di padre Alex Zanotelli
«Rompiamo il silenzio sull’Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.
Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.
Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.
So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.
Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.
È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.
È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.
È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.
Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.
Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.
Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.
Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.
E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).
Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?
Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa.