Val la pena per sfuggire alla calura estiva, salire a Caspoggio e, tra una passeggiata sui monti della Valmalenco e un assaggio della cucina locale, visitare nei luoghi del suo ministero parrocchiale la mostra su don Giovanni Gatti. Sarà aperta a cura del Comune di Caspoggio e della Comunità pastorale delle parrocchie della Valmalenco dal 28 luglio al 22 agosto 2018 presso il Salone dell’Immacolata adiacente alla chiesa in piazza Milano nei seguenti orari: tutti i giorni dalle ore 17.00 alle ore 19.00; sabato e domenica aperta anche dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 20.30 alle 22.00.

La mostra, intitolata “Don Giovanni Gatti. Un sacerdote antifascista mandellese”, è stata realizzata da Archivio Comunale Memoria Locale di Mandello del Lario in collaborazione con la parrocchia San Rocco di Caspoggio e la parrocchia Sacro Cuore di Mandello. Nella scorsa primavera era già stata esposta nel paese natale del sacerdote (Mandello del Lario, appunto) e si era potuto apprezzare la sapiente integrazione tra il materiale raccolto a Caspoggio in occasione del convegno del 2008 e le nuove informazioni, fotografie e testimonianze provenienti dal lago. Particolarmente interessante l’accostamento delle ricostruzioni mediatiche dell’epoca pubblicate sui giornali di diverso orientamento.

Don Giovanni Gatti con il suo successore, don Parolini

La mostra conduce, attraverso un abbondante ricorso alle fonti e alle immagini originali, dentro la vicenda e i “mondi” storici ed ecclesiali di don Gatti. La mostra è l’occasione per scoprire la figura di un sacerdote che ha amato la sua gente e di un protagonista per nulla secondario della nostra storia. Scriveva il primo febbraio 1945 Vincenzo Ferrari, un giovane rifugiato antifascista, in una lettera a don Giovanni: “Ci vorrebbero tanti don Gatti …”. Non si può che essere d’accordo.

Come per molti altri sacerdoti, l’esperienza da cappellano militare durante la prima guerra mondiale in don Gatti si tradurrà nella forte esigenza di essere sempre più pastore in mezzo alla gente e attento alla crescita umana integrale delle persone. Da qui le tante iniziative sia più strettamente pastorali sia quelle che si rifacevano al cattolicesimo sociale, con anche qualche primato. Nel 1923 è il primo della diocesi a fondare la Congregazione della dottrina cristiana, istituisce una scuola di catechismo organizzata ed efficiente; crea le associazioni maschile e femminile di Azione Cattolica, l’Unione Donne Cattoliche e costruisce il primo oratorio in Valtellina. Nel 1922-1923 istituisce, a Caspoggio, una ricca biblioteca religiosa, popolare e circolante, per la cultura del popolo; raccoglie fondi per costruire l’asilo infantile, realizzato poi dal suo successore don Parolini; fonda il Patronato scolastico e vicino alla chiesa apre la Cooperativa di consumo. Fa costruire la Casa del Popolo, dotata di locali dove poter incontrare, anche in momenti di allegra aggregazione, i ragazzi e i giovani e fonda la cassa “Pane dei Poveri” per sopperire alle necessità dei più bisognosi. Più note sono le vicende legate all’aggressione fascista da lui subita e al successivo lungo esilio in Svizzera. Nel 1921 un cittadino di Caspoggio aveva lanciato pesanti accuse contro don Gatti, rivelatesi poi infondate. Il 17 settembre 1924, dopo essere stato anche incarcerato a Sondrio, accetta di espatriare in Svizzera, a Bellinzona, presso il collegio Francesco Soave, dove resta per ventidue anni fino al 1945. Qui svolge, da esiliato, l’attività di insegnante e aiuta i rifugiati politici italiani in Svizzera, procurando loro casa e lavoro, ma anche occasioni di impegno politico. Partecipa all’organizzazione di una rete di collegamento antifascista tra il Canton Ticino e la zona italiana di confine. Fu in contatto con i principali esponenti del Partito Popolare Italiano (don Luigi Sturzo, Francesco Luigi Ferrari, Domenico Russo, uno dei fratelli Rosselli ed altri ancora). Ulteriori approfondimenti sul Settimanale cartaceo numero 30, in distribuzione in questi giorni.