«Sono molto contento di essere qui. Il clima è sereno, tranquillo e la presenza dei giovani si sente. Durante gli interventi applaudono, gioiscono… e questo è molto bello, perché vuol dire che partecipano e si sentono partecipi». È questo il commento che ci arriva da Roma, da don Roberto Secchi, dal prossimo 1 dicembre direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare. È un po’ di diocesi di Como che partecipa al Sinodo Generale dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Don Roberto fa parte dell’Ufficio di segreteria, così come è consulente della Segreteria Speciale del Sinodo Chiara Giaccardi, comasca e docente di Sociologia dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nei giorni scorsi abbiamo raggiunto telefonicamente don Roberto, per farci raccontare qualcosa del Sinodo dal suo osservatorio privilegiato…

Don Roberto: vogliamo spiegare perché tu, per tutta la durata del Sinodo, quindi fino alla fine del mese di ottobre, sarai a Roma?

«Ho partecipato al Sinodo della Famiglia, come studente  dell’Istituto San Giovanni Paolo II, con l’incarico presso la segreteria del Sinodo. In occasione di questo nuovo Sinodo alcuni di noi sono stati richiamati. Ci è stata chiesta ancora una collaborazione e così, in accordo con il Vescovo Oscar, sono tornato a Roma per questo servizio».

Un compito molto delicato, di responsabilità, che richiede preparazione e riservatezza…

«È un compito impegnativo anche per quanto riguarda i tempi di lavoro. Insieme ad altri sacerdoti ci occupiamo della stesura degli atti del Sinodo. Ci vengono affidati gli interventi dei Padri Sinodali e dobbiamo controllare che quanto detto in aula corrisponda al documento trasmesso. Quindi abbiamo la possibilità di seguire tutto quello che viene detto nel corso dei lavori».

 Come hai visto il papa in queste primissime battute del Sinodo?

«Il Papa è sempre presente durante i lavori in Aula Sinodale, esclusi i Circoli Minori, dove si lavora per raggruppamento linguistico. Anche in apertura del Sinodo ha tenuto un discorso bello, invitando tutti a essere franchi, ad avere “parresia”, trasparenza e sincerità, a mettersi in ascolto dei giovani senza pregiudizi, ma con la capacità di essere attenti e, ha sottolineato più volte, con la disponibilità a cambiare idea, a mettersi in ascolto, senza preconcetti».

La Pastorale non procede per compartimenti stagni ma è un continuo intersecarsi: in che modo pensi che questa tua nuova esperienza a servizio del Sinodo potrà essere utile per il tuo impegno in Pastorale Familiare e, più in generale, per la diocesi, considerato che anche la Chiesa di Como ha avviato il percorso di un sinodo diocesano?
«Quando si ascoltano l’esperienza e la storia di tanti uomini, donne, giovani, persone che cercano di portare la loro vita nella Chiesa è sempre una ricchezza che ricade prima di tutto su te stesso e poi nelle persone che incontri. Quando parliamo di famiglie parliamo anche di giovani. Le famiglie hanno questo dono di tenere insieme diverse generazioni. Questo può servire alla nostra Chiesa ad avere uno sguardo ampio sulla realtà dei giovani e rispondere alla domanda: come portare il Vangelo e la presenza di Dio alle nuove generazioni?».

 In conclusione don Roberto rinnova a tutti « come più volte ha detto papa Francesco ad accompagnare questo Sinodo con la preghiera, perché la Chiesa possa essere attenta alle voci dei giovani, con il desiderio di far conoscere il Volto misericordioso di Dio».