«“Cercare di capire” questo è lo sforzo  principale, dal quale si parte in questa vicenda. In un lavoro di squadra, dove questa squadra si è composta in totale emergenza (ma emergenza significa  anche pacatezza, lucidità, amore); dove chi ha composto la “squadra” è niente e nessuno;

dove ci sono papà e mamme che stanno  al loro posto , vivendo il loro ruolo con un grande senso di responsabilità e in questo momento con un dolore immenso;  dove ci sono professionisti che  stanno vicino e dove ripetono “tu, voi vivete e sentite il loro vissuto, dovete voi aiutarci a capire”;

dove questa squadra di gente normale ha perso le lancette dell’orologio (nel nostro cuore, nel cuore di questa squadra ci sono solo loro, come sempre, nulla è cambiato a dire il vero); che lungo questi interminabili mesi ha perso il calendario (non c’è giorno che amorevolmente non “sia condizionato” da loro, dal loro volerti vedere e parlare );

dove si cerca di tessere dei fili di dialogo e dove non si sa come ma si riesce sempre a trovare il punto di contatto, la chiave di volta che apre altre porte, che ti apre alla speranza. E su quel punto, a volte grande come la capocchia di uno spillo, provi a lavorare».

Inizia così la lunga lettera che don Giovanni Meroni, arciprete di Castiglione Intelvi e parroco di Cerano, Dizzasco e Muronico ha affidato al nostro Settimanale (la trovate sul numero in uscita questa settimana insieme alla lettera di scuse firmata dai genitori) per provare a raccontare il percorso intrapreso in Valle d’Intelvi con alcuni dei giovani responsabili degli atti vandalici del settembre scorso e con le loro famiglie. Un percorso non certamente facile, ma prezioso e necessario. Perché, come lui stesso scrive, “dopo essere passati da interrogatori presso l’Arma dei Carabinieri si passa in casa del don”.

«Certo – si conclude la lettera in cui don Giovanni sottolinea alcune sue considerazioni sulla vicenda e sul cammino intrapreso – la Giustizia deve fare il suo corso. Nessuno sconto, nessuna commiserazione, nessuna giustificazione (che tristezza leggere alcuni commenti  in rete, in nome della libertà di parola!) Tutto è per affrontare la vita, c’è in gioco qualcosa di grande. Riprendersi la vita in mano. Chissà quanto tempo ci vorrà… E’ da questo pezzo di strada che stiamo condividendo, che forse “il mondo non comprende”, che è nato questo testo, dove tre delle cinque famiglie coinvolte chiedono scusa. Uno scritto che è dettato dal cuore e dall’intelligenza. Da parte mia un grande rispetto alle famiglie e un grande Amore che è quello che ci ha insegnato Gesù».