Giovedì 24 gennaio, nella ricorrenza liturgica di San Francesco di Sales, il Vescovo monsignor Oscar Cantoni ha celebrato la Santa Messa presso il monastero della Visitazione in Como. San Francesco di Sales, infatti, è fondatore – insieme a santa Giovanna Francesca di Chantal – dell’ordine claustrale delle Visitandine ma è anche patrono dei giornalisti. «Due realtà – ha sottolineato all’inizio della celebrazione il direttore del nostro Settimanale, monsignor Angelo Riva – fra loro veramente molto differenti. Eppure nell’amore per la Verità trovano il loro punto di raccordo». La celebrazione è stata molto familiare e coinvolgente, un’occasione di incontro e dialogo davvero particolare. Quest’anno, poi, ricorrono i 200 anni della fondazione del monastero delle Visitandine di Como, una ricorrenza speciale, da vivere nella conoscenza e nella preghiera reciproca. Durante la celebrazione, proprio a partire da questa ricorrenza, la madre superiora, suor Elisabetta, a nome della comunità monastica, ha donato al Vescovo Oscar la “Croce di aggregazione alla Visitazione”, come segno di «stima, affetto, riconoscenza e benevolenza nei confronti del Vescovo e dell’intera diocesi». «Il vostro è un dono che accetto con gratitudine – ha affermato monsignor Cantoni -: è espressione sincera di comunione fraterna». Toccante il saluto successivo alla Santa Messa, quando il gruppo di giornalisti presenti ha incontrato le religiose nel parlatorio della clausura: un momento di dialogo e di incontro che ha commosso tutti. «Vi ringraziamo per questa vostra presenza – ha detto salutando la superiora -. Per noi è una gioia aver condiviso questo giorno di festa con il mondo del giornalismo, visto che abbiamo il medesimo patrono. Siamo liete che abbiate avuto la possibilità di conoscere meglio il nostro monastero. Non mancheremo di pensare a voi e al vostro delicato compito. Vi chiediamo di recitare un’Ave Maria per noi». Qui di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal Vescovo Oscar.
«Celebriamo la festa del santo fondatore delle figlie di Santa Maria della Visitazione insieme ai numerosi giornalisti, perché entrambe le categorie di persone trovano ispirazione e forza dalla intercessione di san Francesco di Sales. Mi piace collocare queste due vocazioni l’una nel cuore della Chiesa, l’altra nel cuore del mondo. Due vocazioni apparentemente antitetiche, distanti per gli ambienti che frequentano, ma anche per il diverso tipo di impegno che entrambe svolgono, nella Chiesa a servizio del mondo.
Queste sorelle che vivono all’interno di queste mura, come una fornace ardente, e continuamente intercedono perché coloro che sono immersi per la loro condizione nelle realtà terrene, i giornalisti, le sappiano vivificare alla luce del Vangelo. Così nella Chiesa coesistono e si integrano le diverse vocazioni. Una è complementare all’altra. Ciascuna è illuminata e sostenuta dalla ricchezza e dalla originalità dell’altra. Entrambe vie di santificazione, meta comune della vita cristiana.
Se nella Chiesa mancassero le vocazioni alla vita contemplativa, tutto si ridurrebbe a un impegno febbrile, ma infecondo. Se nella Chiesa non ci fossero le vocazioni laicali, espresse dalle diverse professionalità, mancherebbe la capacità di far sentire vivo il corpo ecclesiale che edifica la società come il lievito nella pasta. Comune è, o dovrebbe essere, lo stile di azione, che consiste nel fare il bene per amore, con la consapevolezza che esso avanza e matura lentamente, seminando un clima di fiducia, di positività e di rispetto per le persone, in un rapporto di dolcezza e di serena e docile accoglienza reciproca.
Questo stile richiede un esercizio continuo di relazione umile e caritatevole nei confronti delle altre sorelle nel monastero, ma lo stesso metodo è richiesto e condiviso con quanti sono al servizio della informazione. Piuttosto che ferire ulteriormente una società già abbondantemente fondata sulla aggressività e sulla paura, è opportuno far conoscere e promuovere le numerose positività presenti sul territorio, che edificano la società e costruiscono una cultura fondata sulla misericordia. Diffondere il bene perché il Signore possa moltiplicarlo. Siamo grati a entrambe le vocazioni perché a loro modo sono un segno della fecondità di Dio e della sua fedeltà tra noi. Ci accompagni sempre la protezione di san Francesco di Sales, mentre noi tutti i affidiamo alle preghiere di queste nostre sorelle».