A distanza di un mese siamo tornati in Umbria, a Norcia, nel cratere del sisma che fra agosto e ottobre 2016 ha cancellato paesi, comunità, monumenti, tessuto economico, reti sociali. Subito dopo il terremoto la nostra Caritas diocesana si attivò per una raccolta fondi, oltre a impegnarsi per invii straordinari di beni materiali, come generi di prima necessità (nelle settimane successive al terremoto era impossibile reperire persino il pane), farmaci, alcune roulottes, vestiario.

Duplice l’impegno di Caritas Como. In una prima fase, una parte delle offerte raccolte è stata destinata al progetto regionale di Caritas Lombardia per l’attivazione di un servizio di sostegno psicologico alle famiglie sopravvissute di Amatrice, Accumoli e tutta la zona della provincia di Rieti colpita dal sisma. Per un anno la colichese Maria Rosa Bettiga ha vissuto fianco a fianco delle popolazioni terremotate, condividendone i dolori, le fatiche, i disagi. Nell’area laziale, infatti, accanto alla distruzione materiale si è aggiunta la tragedia delle vittime: centinaia di vite interrotte sotto le macerie delle scosse del 24 agosto 2016. Sul fronte umbro, e siamo al secondo progetto, in accordo con la Caritas dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia, ci si è impegnati per finanziare la costruzione di un centro di comunità (ne abbiamo parlato un mese fa). La scelta è ricaduta sull’abitato di Campi, nell’ambito di una unità pastorale fra i comuni di Norcia e Preci formata da 16 parrocchie, dove delle oltre cinquanta chiese presenti pre-sisma nessuna risulta agibile. Anzi, sono quasi tutte crollate o a rischio abbattimento. Caritas Como ha messo a disposizione oltre 230mila euro (sui 300mila necessari) per la realizzazione di una struttura che servirà come chiesa e centro di comunità. Una costruzione che, di fatto, sarà permanente. Dopo una lunghissima trafila burocratica finalmente l’iter si è sbloccato e, in questi giorni, dopo la posa della base e della rete sottostante di cavi elettrici e reti idrauliche, sono arrivate le strutture in legno, in assoluto il migliore e più sicuro materiale antisismico.

Tornare nel mese di agosto fa percepire con crescente consapevolezza i danni del terremoto, ma soprattutto i ritardi della ricostruzione, con la popolazione forte, resiliente, ma duramente provata da una situazione che sembra non sbloccarsi. C’è la consapevolezza di essere stati colpiti da una calamità naturale di portata eccezionale (Norcia e Amatrice si trovano sulla medesima faglia e, con cadenza quasi regolare di 150 anni, si verificano terremoti di questo tipo). Stiamo parlando di un sisma certificato a 6.5: la misurazione, però, è una media del valore sprigionato nel corso della scossa, quindi vuol dire che i picchi distruttivi raggiunti in alcuni punti sono stati molto più alti del valore comunicato. Chi era per strada o nei campi durante il terremoto di ottobre dice di aver visto la terra muoversi come se fosse la superficie ondulata del mare. A disorientare, adesso, sono le viscosità delle pastoie burocratiche: pratiche accumulate, cantieri fermi, mancate autorizzazioni per mettere in sicurezza e recuperare il salvabile, alcuni vincoli di difficile comprensione, la mancanza cronica di personale… Norcia, 5mila abitanti fino al 2016, in questi tre anni ha perso una media di 500 residenti all’anno. Mentre nel periodo estivo le presenze si attestavano – escluse le frazioni limitrofe – intorno alle 20mila persone. Una vivacità persa. In una zona unica dal punto di vista paesaggistico, culla della cultura e della religiosità mondiale, ricca di produzioni agroalimentari di eccellenza. Si ipotizzano almeno 30 anni per la ricostruzione. L’aiuto della Caritas è una testimonianza di impegno e di vicinanza della diocesi di Como a popolazioni messe così duramente alla prova e così dignitose nel recupero, nel quotidiano, nel lavoro, nello studio, di una propria normalità.