A partire dal numero 25, in distribuzione da oggi, il Settimanale inizia un viaggio tra le scuole paritarie della Diocesi di Como. Un approfondimento che proseguirà nelle prossime settimane per raccontare le fatiche che tante realtà stanno vivendo sul nostro territorio e provare a immaginare quale potrà essere il futuro di tanti bambini e famiglie. 

Le crisi economiche inevitabilmente acuiscono le disuguaglianze sociali, e allargano la forbice delle ingiustizie. Ne abbiamo un esempio in quanto sta accadendo nel mondo della scuola, e in particolare nella galassia delle scuole paritarie. In Italia abbiamo sempre avuto un sistema scolastico disuguale e iniquo.

Cioè incapace di garantire la parità di accesso alle scuole pubbliche paritarie per tutti i cittadini, e insieme anemico di risorse per la scuola pubblica statale (mancanza di dotazioni tecnologiche, strutture fatiscenti…).

L’ingiustizia – si sa – non è versare denaro pubblico alle scuole paritarie (che svolgono una funzione pubblica, garantiscono un insegnamento di qualità e realizzano un congruo risparmio economico per lo Stato), ma darne troppo poco, così che ad esse possono di fatto afferire solo i cittadini più abbienti. Le famiglie più povere ne sono tagliate fuori.

Ora, la crisi economica post-pandemica rischia di aggravare fortemente questa ingiusta distorsione. Molte scuole paritarie, di ogni ordine e grado, annaspano e sono a rischio di chiusura. L’effetto di impoverimento dell’offerta formativa a disposizione delle famiglie minaccia così di essere severo.

Soprattutto nei piccoli centri, dove magari la scuola materna parrocchiale rappresenta per le famiglie l’unica alternativa territoriale a una complicata trasferta verso il plesso scolastico del grande centro abitato viciniore. Su questo numero del Settimanale incominciamo un piccolo viaggio conoscitivo nel mondo delle scuole paritarie, e delle loro angustie post-Covid.

Con la speranza che a soffrirne, alla fine, non sia la ricchezza del tessuto civile della società. Né il pluralismo dell’offerta formativa disponibile. Né la libertà di scelta delle famiglie.

don ANGELO RIVA

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