Radicali e Lega hanno promosso sei referendum sulla Giustizia che si terranno domenica 12 giugno. La richiesta è stata sottoscritta da nove consigli regionali ( Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Piemonte, Umbria, Veneto e Sicilia – tutti a guida centrodestra).

La Corte costituzionale ha esaminato la ammissibilità dei referendum proposti e, tra i sei sulla Giustizia, ne ha bocciato uno: quello che introduceva la responsabilità civile diretta dei magistrati. Gli altri cinque sono stati ammessi.

Per approfondire guarda il video della serata dell’8 giugno 👇

La partecipazione al voto è libera e volontaria. La scelta di partecipare o non partecipare è il primo fondamentale diritto del cittadino, perché dalla percentuale dei partecipanti dipende la validità stessa, o il fallimento, dei referendum. Anche per chi è chiamato a votare nello stesso giorno per il rinnovo dei Consigli Comunali (voto politico, doveroso, in circa 1000 Comuni in Italia) è possibile scegliere liberamente di accettare oppure rifiutare le schede di ciascun referendum, in tutto o in parte, dichiarando a quale si vuole o non si vuole partecipare.

Attenzione, non è come votare scheda bianca, che influisce comunque sulla percentuale di partecipazione. Il legittimo rifiuto di ricevere la scheda referendaria esprime la non partecipazione.

Per la cronaca, dopo il 1995 nessun referendum abrogativo, dei molti promossi, ha raggiunto il quorum di validità, ad eccezione del giugno 2011. E i pronostici che si leggono sulla stampa, per l’attuale tornata, non sembrano positivi. Peraltro sulla giustizia pende in Parlamento un progetto di riforma molto più ampio e profondo, che ha già avuta l’approvazione della Camera dei Deputati e attende a breve quella del Senato. E quella può reputarsi generalmente la miglior sede.

Indichiamo di seguito alcune note minime ed essenziali sui contenuti di ciascun referendum. Indicando:
a) la normativa attuale;
b) cosa cambierebbe col SI al referendum;
c) argomenti del SI;
d) argomenti del NO;
e) note eventuali.

Il giudice Giuseppe Anzani in una foto d’archivio

1) L’abolizione della legge Severino (scheda rossa)
a) Attualmente , per effetto della legge “anticorruzione” introdotta ai tempi del governo Monti, si prevede la incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo per chi ha avuto sentenze di condanna definitive a più di due anni di carcere per delitti non colposi; e sospensione per le cariche locali anche per condanne non definitive.
b) Il referendum abolirebbe totalmente tale legge.
c) Chi propende per il SI pensa che quando viene “sospeso” dalla sua carica un soggetto per una condanna non definitiva, la norma danneggia sia le istituzioni sia il soggetto coinvolto, se poi si arriva a una sentenza definitiva di assoluzione.
d) Chi propende per il NO pensa che questo referendum concellerebbe tutta la legge, compresa la decadenza e la incandidabilità dei parlamentari condannati con sentenza definitiva a una pena superiore a due anni di reclusione; e ciò sarebbe un errore.

2) Limiti alla custodia cautelare in carcere (scheda arancione)
a) attualmente la custodia cautelare in carcere in attesa di giudizio è possibile solo se si verifica almeno uno di questi tre presupposti: pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove, possibilità di nuovi gravi delitti o di reiterazione del reato per il quale si sta procedendo.
b) Il referendum escluderebbe l’ultima fattispecie, cioè la congettura di reiterazione del reato della stessa specie come motivo sufficiente per le manette, riservandola ai soli casi di maggior pericolo.
c) Chi propende per il SI pensa che così si corregge un possibile cattivo uso delle “manette facili”, come forma gravissima di limitazione della libertà personale pur in assenza di prove certe o di sentenza definitiva.
d) Chi propende per il NO pensa che resta meglio non indebolire uno strumento di prevenzione importante.
e) Nota -La proposta non cancella per intero la norma, che comunque persisterebbe per il pericolo di reati di mafia o commessi con armi.

3) Separazione assoluta delle funzioni dei magistrati (scheda gialla)
a) Attualmente il passaggio tra la funzione giudicante (il giudice) e quella requirente (il pubblico ministero) è ammesso, seppure sottoposto a una serie di vincoli e limiti.
b) Il referendum abrogherebbe del tutto i passaggi fra l’una e l’altra funzione. Ognuno che entra in magistratura dovrebbe scegliere all’inizio se fare il giudice o fare il PM, e non cambierebbe più.
c) Chi propende per il SI pensa che così si eviterebbe quella “contiguità” tra le due figure che talvolta rischia di contaminare la terzietà del giudice. (Si sostiene che l’organo di accusa, familiarizzando con l’organo giudicante, ha vantaggio rispetto alla difesa).
d) Chi propende per il NO pensa che il PM, oggi mezzo-giudice e mezzo-sbirro, se viene separato totalmente dallo stare nella stessa casa dei giudici (partecipando alla mentalità di farsi promotore di giustizia) diventi una specie di organo di polizia, e cada sotto un controllo del potere esecutivo.
e) Nota – Sul problema, sembra equilibrata la riforma Cartabia attualmente in Parlamento. Il suo testo prevede che sia consentito un solo passaggio nella carriera dalla funzione giudicante a quella requirente o viceversa. E che questo possa avvenire solo nei primi anni di lavoro.

4) «Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari (scheda grigia)
a) attualmente, ai fini della carriera dei singoli magistrati (nomine, progressione, trasferimenti ecc.) ci sono degli organi locali (Consigli giudiziari) che valutano la professionalità ed esprimono pareri. Sono composti da magistrati e anche da avvocati e docenti universitari, i quali però partecipano a un numero limitato di casi.
b) Il referendum abrogherebbe le limitazioni, e così, anche professori e avvocati potrebbero interloquire sempre e più incisivamente sulla professionalità dei magistrati.
c) Chi propende per il SI pensa che allargare le valutazioni a soggetti esterni può rendere le valutazioni più oggettive e meno “corporative”.
d) Chi propende per il NO pensa che la funzione giudiziaria è troppo delicata per affidare le carriere dei magistrati al giudizio di professori o avvocati che magari possono esser parte in processi davanti agli stessi magistrati da loro valutati.

5) Elezioni dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura. (Scheda verde)
a) Attualmente è previsto che per candidarsi bisogna raccogliere le firme di almeno 25 colleghi magistrati.
b) Il referendum abrogherebbe questa norma permettendo a chiunque di presentarsi senza cercare il supporto dei colleghi.
c) Chi propende per il SI, pensa che così diminuisce il peso delle “correnti”, verso le quali l’eletto sarebbe poi incline a “sdebitarsi” nello svolgimento della propria funzione”.
d) Chi propende per il NO pensa che una variazione così minima del sistema di elezione è completamente ininfluente.
e) Nota: il tema più completo della riforma del CSM fa parte della Riforma Cartabia già pendente in Parlamento e in fase avanzata di approvazione.

GIUSEPPE ANZANI

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