Da un problema a una soluzione: quando un tema sta a cuore a molti, per fortuna si fa in fretta a trovare qualche possibilità. È questa la bella storia riguardante la rete di accoglienza per persone senza fissa dimora che, da alcuni mesi, dormono al freddo in giro per Sondrio. E che, appunto, ora potranno usufruire – tra gli spazi cittadini nati con questo scopo – anche di un’aula dell’oratorio Angelo Custode, in pieno centro storico.
Nel Pensierino settimanale di domenica 8 gennaio, l’arciprete del capoluogo, don Christian Bricola, aveva condiviso con i propri parrocchiani, in primis, ma anche con «tutti i concittadini di buona volontà» il desiderio di fare qualcosa a favore dei senzatetto, mettendo a disposizione – in particolare – un locale «per ospitare di notte, dalle 20 alle 8 del giorno dopo, alcune persone già conosciute a dormire nei mesi invernali».
Detto, fatto: è il caso di dirlo. Lo scorso giovedì, nel salone della parrocchia della Beata Vergine del Rosario, quasi sessanta sondriesi hanno partecipato alla riunione organizzativa e, contestualmente, si sono resi disponibili come volontari per consentire l’apertura del nuovo spazio di accoglienza per senza fissa dimora.
Chi ha predisposto l’ambiente – l’aula 1, usata fino a qualche anno fa per gli incontri di catechismo –, chi si alternerà settimana dopo settimana per garantire l’accoglienza stabile di quattro persone conosciute (tra le 20 e le 21, ogni sera) e la chiusura al mattino (entro le 8): «il contributo di tutti sarà prezioso», aggiunge don Christian, mentre ancora ringrazia coloro i quali si sono resi disponibili – in accordo con la Caritas diocesana – per questo prezioso servizio.
«In città – le parole dell’arciprete don Christian Bricola che ha messo a disposizione lo stabile – si tratta di un fenomeno nuovo: pur consapevoli di non avere la bacchetta magica, ci è parso importante trovare in fretta una soluzione per cercare, almeno, di tamponare l’emergenza».
«È un discorso di organizzazione logistica, sicuramente, ma prima ancora di umanità: accogliere le persone alla sera e congedarle dopo la notte sarà davvero prezioso». Così ha commentato Monia Copes, operatrice Caritas presente giovedì assieme al collega Loris Guzzi. «Potendo contare su quattro posti letto da destinare a persone conosciute, riusciremo in parte a risolvere non soltanto il problema delle persone che dormono all’aperto, ma anche il tema del sovraffollamento delle strutture attualmente dedicate alla prima accoglienza».
Infatti, è sempre al completo il Centro Padre Gianni Nobili di via Lavizzari con i suoi otto posti. Lo stesso vale per il container di via Aldo Moro, pensato inizialmente per le emergenze: da settimane è diventato rifugio stabile di molti e, così, ha superato la capienza massima di quattro persone. Addirittura, in casi ben poco eccezionali – dato che, ultimamente, si trattava della normalità – si è arrivati a dare un tetto in questa struttura mobile a ben nove utenti. «In quest’ottica, l’accoglienza all’Angelo Custode di quattro senzatetto consentirà di liberare spazio negli altri due luoghi per permettere di far fronte alle necessità improvvise».
Di fatto, insomma, anche in città partirà il Progetto Betlemme, «esperienza più che rodata nel Comasco: in nove comunità diverse, ora sono ospitati stabilmente 21 senza fissa dimora grazie a una rete di 270 volontari», ha spiegato Guzzi. «La disponibilità di molti diventa, ovviamente, un vantaggio per tutti, dal momento che consente di prevedere turni periodici».
E poi «al momento a Sondrio si configura come “progetto pilota”, ma siamo sicuri che da un’esperienza simile non potrà che nascere del bene a vantaggio di tutti. Si tratta di un interessante strumento di educazione cristiana», sempre Guzzi. «Speriamo, davvero, che nasca presto un gruppo affiatato di uomini e donne che condividano lo spirito del progetto e, soprattutto, siano disposti a lavorare insieme per dare concretamente una risposta al problema».
Fondamentale, comunque, «sarà il rispetto, da parte delle persone accolte, di un regolamento che stiamo elaborando. Non essendo previsto un servizio di assistenza notturna, a fare la differenza sarà il patto di fiducia che “stipuleremo”: è innanzitutto una questione di coerenza».