Nelle scorse settimane un gruppo di comaschi si è recato in Mongolia. Fra le realtà e le persone visitate e incontrate nel Paese «dove il cielo è sempre azzurro» c’è stato anche il Vescovo di quella piccola comunità cattolica, il cardinale Giorgio Marengo, che ha ricevuto la porpora nel Concistoro del 27 agosto 2022, insieme al nostro Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni. Anzi, fu proprio in occasione della visita di cortesia successiva al Concistoro che nacque l’idea dell’incontro: «Venitemi a trovare, vi aspetto in Mongolia».

Detto. Fatto. In occasione di questo viaggio, a casa del cardinale Marengo, il nostro Settimanale ha avuto la possibilità di rivolgere alcune domande al più giovane porporato dell’attuale Collegio cardinalizio.

Eminenza, quale emozione ha provato quando papa Francesco ha annunciato che sarebbe venuto in Mongolia e, soprattutto, ora che è stato in visita nella vostra Chiesa?
«Proviamo un sentimento di sincera gratitudine al Signore e al Santo Padre Francesco. Una gratitudine che si estende anche alle autorità civili di Ulaanbaatar, visto che il protocollo prevede che l’invito al Papa venga fatto non solo dalla Chiesa locale ma anche dai governanti del Paese ospite. Per la prima volta, dopo 777 anni, c’è stata la visita di un pontefice in queste terre: l’ultimo contatto risale al XIII secolo, quando papa Innocenzo IV inviò un proprio legato, il francescano Giovanni Pian dal Carpine, per un colloquio con il nipote di Gengis Khan».

I pellegrini della Diocesi di Como in visita in Mongolia

Quale significato dare a questa visita e ora come si riparte nella vita pastorale della vostra diocesi?
«Il significato di questa visita ce l’ha indicato papa Francesco nell’incontro con noi sacerdoti, religiosi e religiose nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Ulaanbaatar e lo ha ribadito nell’Udienza del mercoledì all’indomani del suo rientro in Vaticano. Ci ha invitato a spendere la vita per il Vangelo, in questa terra che ha un grande patrimonio in termini di entusiasmo e dove si sperimenta, quotidianamente, uno stile di dialogo fra popoli, culture e religioni differenti. Andando nello specifico del valore ecclesiale di questo incontro, che è quanto ci tocca più da vicino, è importante sapere che la Chiesa universale è vicina questa nostra Chiesa piccolissima. Come ha ricordato papa Francesco, questo è un luogo dove la fede è vissuta con semplicità ma grande coinvolgimento. Parliamo di 1500 cattolici in 8 parrocchie, su una popolazione di 3 milioni e mezzo (nel 1995 i cattolici in Mongolia ufficialmente erano solo una dozzina – ndr). La visita di papa Francesco è per noi un punto di partenza: stiamo pubblicando i discorsi tenuti in occasione del suo viaggio, in mongolo e in inglese. Per il momento non siamo nemmeno una diocesi, siamo un paio di gradini prima, ovvero una Prefettura apostolica. Ho scelto di non scrivere una lettera pastorale per il prossimo anno, ma di valorizzare la riflessione di papa Francesco: è un programma di vita ecclesiale, che ci sollecita a gustare e vedere il Signore, in uno stile di comunione».

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Avevamo già intervistato il cardinale in occasione del Concistoro dell’agosto 2023.